Massimo Martini, Cornice in Travertino

Una particolare cornice di travertino romano racchiude un piccolo quadro ad olio, che troneggia nel salone della Villa Approdo del Re, diventando la vera protagonista dello scenario. Questa cornice è stata realizzata dal grande architetto romano Massimo Martini. Unica nel suo genere, concepita come oggetto di design moderno, rappresenta sia un elemento d’arredo che un dettaglio funzionale. La caratteristica predominante dell’opera è la pietra di travertino, un elemento naturale frequente nella Villa Approdo del Re, che fa interagire il magnifico paesaggio naturale toscano con l’elegante architettura contemporanea della villa.
La cornice di Massimo Martini è formata da uno strato sottile di travertino inciso in forme irregolari incollate a mosaico. Al centro, la cornice molto compatta presenta una finestrella rettangolare, che racchiude il piccolo dipinto. La superficie della cornice supera di molto quella della tela, donandogli ancora più rilievo e importanza e creando un contrasto tra il “povero” della cornice e il “ricco” del dipinto. I frammenti dalle forme più svariate, che creano un magnifico mosaico di travertino, impreziosiscono il quadro creando un effetto sorprendente e meraviglioso.
Nato a Roma nel 1937, Massimo Martini si laurea nel 1962 in architettura all’Università La Sapienza di Roma. Nel 1964, pochissimo dopo la sua laurea, fonda insieme ad altri colleghi lo Studio Grau a Roma, con il quale riesce, per oltre 20 anni, sia ad approfondire il dibattito teorico sull’architettura, che a sviluppare la sua carriera professionale. “Il condividere con altri un’esperienza come quella dello Studio GRAU ha consentito a ciascuno di vivere non una, ma dieci vite professionali. E questo è un grande dono del destino.” esprime l’architetto. Da allora, conduce un’intensa e prolifica attività di libero professionista. Nel 1980, partecipa alla Biennale di Venezia e ad altre mostre nazionali e internazionali insieme allo studio Grau. Dal ‘93 al ‘98 diventa professore nella Facoltà di Architettura presso il Politecnico di Bari. Nel 2010, il Centre Georges Pompidou di Parigi acquisisce 1300 di suoi disegni per più di 120 progetti. Nel 2014, 50 anni dopo la fondazione del Grau, crea Grau.2, una collezione di e-book in self-publishing “nell’ambito di una riflessione sul lavoro del gruppo, dei singoli, di amici artisti, di quanti vogliono ancora essere, magari in forme inattese o rinnovate, artisti dentro l’evolversi delle arti”, afferma l’architetto Martini. Tra le sue opere di maggior rilievo, il Teatro dell’Opera di Udine (1975), la sistemazione dell’area de Les Halles a Parigi (1979), Casa Rosato a Roma (1972), Casa del musicista all’Elba, Livorno (1974), Casa Mastrojanni a Vitinia, Roma (1975), Vasi e tufi, mostra archeologica a Grottaglie, Taranto (1984), Casa Santini a Bracciano, Roma (1982).
Un architetto, Massimo Martini, che fugge le tradizioni e stravolge le regole, intese come puro complemento dell’antico, che contrasta i retorici studi dell’arte e della storia, a favore di una rivisitazione del passato in chiave moderna: ne è l’espressione la sua cornice esposta nel salone della Villa Approdo del Re, emblema dei suoi ideali sotto forma di opera post-moderna, nuova e sorprendente.
“Solo investendo su un buon progetto a lungo meditato,”, dichiara Massimo Martini, ”si può trovare un ragionevole futuro. Anche la storia, nell’orribile cliché dei ‘vecchi sapori’, finisce per divenire una triste prigione. Bisogna promuovere il progetto, perché la buona architettura, quale che sia, nella piena libertà di coscienza di chi la disegna, fa solo che bene”

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