L’Approdo del Re, luogo di materia unica e preziosa

Dentro e fuori, luce e ombra, natura e architettura, storia e modernità. Ciò che all’Approdo del Re rende unico il soggiorno e il ricordo che ne scaturirà è un perfetto equilibrio tra questi binomi che, per tradizione e cultura, costituiscono un tassello imprescindibile del fascino del nostro paese e delle sue più ricche e rinomate località turistiche.

Un fil rouge unico e sorprendente accompagna ogni scelta che, nel corso del tempo, ha portato alla definizione degli spazi accoglienti, luminosi ed eleganti dell’Approdo del Re: l’attenzione alla materia e alla sue declinazioni più preziose, espressive e comunicative.

Pietra, legno, lino, cotone, acqua, luce sono solo alcuni degli ingredienti che, a ogni passo, chi soggiorna nella Tenuta scoprirà durante il soggiorno. Ogni elemento finirà per appartenergli, almeno per un pezzetto, e sarà preziosissimo.

Il travertino come racconto unico delle origini

Il travertino, antica pietra di tradizione romana, votata sia alla costruzione vera e propria che alla pura decorazione, è senz’altro il materiale d’elezione per raccontare la natura più profonda dell’architettura dell’Approdo del Re e il suo rapporto con l’intorno.

Proprio il travertino, infatti, disegna alcune opere d’arte che, nel corso del tempo, hanno iniziato a popolare gli spazi della Tenuta all’interno e all’esterno, anche grazie alla collaborazione con alcuni tra gli artisti e gli architetti più noti della nostra epoca. Questa stessa collaborazione può definirsi più che strettamente progettuale, portandosi invece al livello più elevato delle emozioni e dell’evidenza di un’unica matrice di ricerca artistica ed espressiva.

E così l’altorilievo Cavalli di Tommaso Gismondi, collocato in un angolo del giardino dell’Approdo del Re, dialoga idealmente con Il Pensatoio dello stesso artista e con quello di Richard Meier

All’interno della Villa sono invece due le sculture che impreziosiscono lo spazio e ne raccontano le profonde radici nel territorio: il tavolo in travertino, il cui disegno della base a gradoni si deve alla matita del celebre architetto Paolo Portoghesi, e la cornice del piccolo quadro a olio che decora una delle pareti del salone, opera di Massimo Martini.

Vista e tatto raccontano la luce e la preziosa texture dei tessuti

Può succedere, a volte, che due ingredienti essenziali dell’architettura vengano trascurati e messi in secondo piano rispetto ad altri. Eppure il loro ruolo è fondamentale per raccontare uno spazio e, soprattutto, per iniziare a raccontarne la storia, passata e futura. All’Approdo del Re questa imperdonabile disattenzione non si verifica e, anzi, diventa fulcro di un racconto progettuale affascinante e complesso.

Il primo di questi ingredienti è la luce naturale. All’Approdo del Re non c’è spazio comune, interno ed esterno, o spazio privato delle camere che non dialoghi con la luce in tutte le ore del giorno, modificando la percezione dei volumi e delle superfici di momento in momento e arricchendola di vibrazioni profonde, uniche, sempre nuove.Il secondo è senz’altro il tessuto. Nella Tenuta la scelta cade sulla naturalità del lino e del cotone che, grazie alla loro texture piacevole sia alla vista che al tatto, sono materiali dalla comunicatività immediata, capace di far tornare occhi, mente e cuore a un passato antico di tradizione e bellezza. Basta un alito di vento sulle tende candide e la magia accade.

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